“Malvagità” un brano da Wicked Games di Emanuele Conte

Malvagità da Wicked Games di Emanuele Conte

Malvagità
L’esistenza degli uomini è costellata di malvagità, uno strano comportamento prodotto dal ragionamento quando è insano, supponente o afflitto da paure mischiate a ferite che, cagionando dolore, cercano rimedio nell’astuzia, nell’ironia che umilia o nel mezzo sorriso che adorna le labbra dell’invidioso.
Non è malvagio un leone che sbrana la preda, non è malvagio un fulmine che spacca un albero, non è malvagio il fiume che sommerge la vita cercando lo spazio che gli spetta.
La malvagità sta nel cuore di chi, pur ragionando, resta immobile di fronte allo sprofondare delle vite altrui, per trarne giovamento o gradendo il sapore di un’amara soddisfazione.

Brano tratto dalla trasmissione radiofonica “Wicked Games” e presente nel libro “Le frequenze dall’anima” di Emanuele Conte

Analisi e Commento del Brano: “Malvagità”

Il brano di Emanuele Conte offre una riflessione concisa e incisiva sulla natura della malvagità umana, distinguendola nettamente da ciò che è semplicemente violento o distruttivo nel mondo naturale.

La Natura della Malvagità Umana

Il testo inizia definendo la malvagità non come un impulso primitivo o istintivo, ma come un prodotto distorto del ragionamento.

  • Origine Psicologica: La malvagità è vista come il risultato di un “ragionamento quando è insano, supponente o afflitto da paure mischiate a ferite“. Questa è la chiave interpretativa: la malvagità non è gratuita, ma nasce da un terreno fertile di insicurezza, dolore represso e orgoglio (supponenza).
  • Manifestazioni Tattiche: Le “ferite che, cagionando dolore, cercano rimedio” si traducono in comportamenti mirati e socialmente distruttivi, come l’astuzia, l’ironia che umilia e il mezzo sorriso dell’invidioso. Queste azioni sono forme di difesa distorte che cercano di ristabilire un equilibrio interiore (o un senso di superiorità) a scapito dell’altro, proiettando il proprio dolore all’esterno.

Distinzione tra Male Naturale e Malvagità

Il passaggio traccia una linea netta tra l’azione del mondo naturale e la scelta morale umana.

  • Male Naturale come Necessità: Esempi come il leone che sbrana, il fulmine che spacca o il fiume che sommerge sono presentati come atti che, per quanto violenti, sono estranei alla malvagità. Sono manifestazioni di necessità o di forza cieca che agisce secondo le proprie leggi (sopravvivenza, fisica, idrodinamica). Non c’è intenzione morale, giudizio o scelta in questi eventi.

Il Cuore della Malvagità: L’Immobilità Morale

Il culmine del brano è la definizione più profonda e tagliente della malvagità. Essa non risiede tanto nell’azione attiva di ferire, quanto nella consapevole inazione e nell’atteggiamento interiore di fronte alla sofferenza altrui.

  • Ragionamento e Immobilità: La malvagità “sta nel cuore di chi, pur ragionando, resta immobile di fronte allo sprofondare delle vite altrui”. L’uso di “immobile” sottolinea l’assenza di empatia o di volontà di intervento, nonostante la capacità di comprendere (ragionare) la situazione.
  • Motivazione Egocentrica: L’immobilità non è passività disattenta, ma una scelta cinica e calcolata, motivata dal desiderio di trarne giovamento o dal piacere di “gradire il sapore di un’amara soddisfazione”. Questa “soddisfazione” è il perverso pagamento delle ferite e delle paure iniziali: la conferma (errata) della propria superiorità o vendetta sul mondo, ottenuta attraverso il fallimento o la caduta di un altro.

Considerazioni Conclusive

Il commento di Conte è un potente monito sul fatto che la vera malvagità non è un impulso bestiale, ma un fallimento della ragione e della coscienza. È l’uso improprio della facoltà di discernimento (il ragionamento) per giustificare l’egoismo e l’indifferenza. La sua analisi sposta il focus dall’atto violento al consenso interiore al male, rendendo la malvagità non un evento eccezionale, ma una potenziale e subdola deviazione etica presente nella vita quotidiana.


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