La Genesi di un “Gigante”
Tutto ha inizio molto prima che Michelangelo metta mano allo scalpello. Correva l’anno 1463 e l’Opera del Duomo di Firenze aveva l’ambizioso progetto di decorare la cattedrale con una serie di profeti colossali. Per il secondo di questi profeti, un blocco di marmo eccezionale per dimensioni ma di qualità non eccelsa fu affidato prima ad Agostino di Duccio e poi ad Antonio Rossellino. Entrambi fallirono miseramente, lasciando il blocco “sgrossato rozzamente” e noto in città come “il Gigante”.

Questo blocco, alto oltre cinque metri e pieno di difetti come fessure e “taroli” (buchi), era considerato un incarico quasi impossibile. Ma nel 1501, il giovane Michelangelo Buonarroti, fresco del successo della sua Pietà vaticana, accettò la sfida. Nonostante la fragilità del marmo e le sue dimensioni limitate, il suo genio gli permise di vedere oltre le difficoltà.
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La Nascita del David
Michelangelo iniziò a lavorare il 13 settembre 1501, circondandosi di un recinto di tavole per proteggere la sua opera dagli sguardi indiscreti. Con una maestria e una conoscenza dell’anatomia senza pari, decise di rappresentare l’eroe biblico in un’iconografia inedita: non dopo la vittoria, con la testa di Golia ai suoi piedi come nella tradizione, ma nel momento di massima tensione e concentrazione, proprio prima di scagliare la pietra. La sua espressione aggrottata, lo sguardo fiero e le vene tese rivelano un’incredibile potenza intellettuale e fisica.
La statua era quasi finita nel gennaio del 1504, e la sua bellezza era talmente evidente che la sua collocazione originaria sui contrafforti del Duomo fu scartata. L’opera, nata in un contesto religioso, venne reinterpretata come un potente simbolo politico.
Un Simbolo Politico in Piazza della Signoria
Una commissione composta dai più grandi artisti dell’epoca, tra cui Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli, fu incaricata di decidere dove posizionare il capolavoro. Nonostante i dubbi di alcuni, si optò per un luogo di massimo rilievo: la piazza dei Priori, di fronte a Palazzo Vecchio. Qui, il David avrebbe sostituito la Giuditta di Donatello e sarebbe diventato il simbolo della neonata Repubblica fiorentina: un’immagine di giustizia e forza, capace di sconfiggere il tiranno, proprio come David aveva fatto con Golia.
Il trasporto della statua, che pesava oltre sei tonnellate, fu un’impresa monumentale. Richiese quattro giorni, più di quaranta uomini e una “gabbia” di legno per proteggerla. Lungo il percorso, un gruppo di giovani medicei, che vedevano nella statua un simbolo del nuovo governo, la prese a sassate, dimostrando quanto il suo valore politico fosse già forte.
Danni, Riparazioni e Nuove Avventure
Nel corso dei secoli, il David ha subito diversi danni. Nel 1527, durante una rivolta, il suo braccio sinistro fu spezzato in tre pezzi, ma i frammenti furono fortunatamente recuperati da Giorgio Vasari. Un restauro aggressivo nel 1843, con l’uso di acido cloridrico, danneggiò la superficie del marmo, rendendo il trasferimento inevitabile.
Nel 1873, per preservare il capolavoro, fu deciso di spostarlo all’interno della Galleria dell’Accademia. L’enorme statua fu trasportata su rotaie e collocata in una tribuna appositamente costruita, dove ancora oggi è possibile ammirare la sua magnificenza. Nel 1910, una copia in marmo prese il suo posto in Piazza della Signoria, mentre una copia in bronzo si trova al Piazzale Michelangelo.
Negli ultimi decenni, il David è stato oggetto di nuove sfide: un attacco vandalico nel 1991 e un restauro accurato e controverso nel 2003. Anche la sua proprietà è stata al centro di una disputa tra il Comune di Firenze e lo Stato italiano. Nonostante tutto, il David continua a incantare milioni di visitatori, rimanendo l’emblema di un’arte e di un’epoca che hanno cambiato per sempre il modo di intendere la bellezza.
“Ti racconto di…” di Emanuele Conte per Klasspop – Immagini AI
