Il mantello dell’invisibilità

Si tratta di una riflessione tratta dalla trasmissione radiofonica Wicked Games di Emanuele Conte

Il mantello dell’invisibilità
Il guardaroba di un malvagio calcolatore e opportunista è sempre pieno di costumi.
Può vestirsi da benefattore, da burlone, da esperto, da saggio, da vittima, da paladino dei diritti o da camaleonte.
Ma il costume che usa di più, per fare il suo gioco, è quello che lo rende invisibile, insospettabile, amorevolmente innocuo, soprattutto agli occhi delle sue prede preferite, che sono i veri invisibili: le persone semplici per le quali il talento non è spendibile, la pensione è bassa o non li riguarda, la fortuna è veramente cieca e ogni possibilità non può che trasformarsi in un’occasione perduta.

Analisi della Riflessione

La riflessione si sviluppa attraverso una metafora centrale: il guardaroba del malvagio.

1. La Tattica del Camuffamento

Conte inizia presentando il manipolatore come un attore consumato, un maestro del travestimento:

Il guardaroba di un malvagio calcolatore e opportunista è sempre pieno di costumi.

L’elenco dei ruoli che il manipolatore può interpretare (“benefattore, da burlone, da esperto, da saggio, da vittima, da paladino dei diritti o da camaleonte”) evidenzia la sua versatilità strategica. Non si tratta di un male stereotipato e riconoscibile, ma di un male liquido e situazionale, capace di assumere l’identità più rassicurante o autorevole per la situazione specifica.

2. Il “Mantello dell’Invisibilità”

Il culmine della metafora è l’identificazione del costume più utilizzato: il “mantello dell’invisibilità”. Questo non è un costume appariscente, ma quello che lo rende:

  • invisibile: non rilevabile come minaccia, non soggetto a sospetto.
  • insospettabile: al di sopra di ogni accusa.
  • amorevolmente innocuo: il tocco più subdolo, in quanto l’inganno si nasconde dietro un’affabilità e una tenerezza simulate.

L’invisibilità è quindi la capacità di confondersi con la normalità o, ancora meglio, con la bontà, un meccanismo di difesa che permette al predatore di agire indisturbato, protetto dalla falsa immagine che proietta di sé.

3. I “Veri Invisibili”: La Scelta delle Vittime

Il passaggio più significativo è la descrizione delle “prede preferite”:

i veri invisibili: le persone semplici per le quali il talento non è spendibile, la pensione è bassa o non li riguarda, la fortuna è veramente cieca e ogni possibilità non può che trasformarsi in un’occasione perduta.

Qui la riflessione fa un salto dalla psicologica all’analisi sociale. Le vittime non sono persone ingenue per scelta, ma individui già emarginati o depotenziati dalla società:

  • Economicamente e professionalmente vulnerabili: “talento non è spendibile, la pensione è bassa o non li riguarda”.
  • Sfortunate e prive di opportunità: “la fortuna è veramente cieca e ogni possibilità non può che trasformarsi in un’occasione perduta”.

Il malvagio calcolatore prende di mira chi è già ai margini – i “veri invisibili” – perché sono le vittime meno propense a essere credute, difese o perché hanno meno risorse (economiche, sociali, o emotive) per contrastare il gioco del manipolatore. La sua invisibilità si specchia e si rafforza con l’invisibilità sociale delle vittime, creando un circolo vizioso di sfruttamento e impunità.


Puoi ascoltare il podcast di questa analisi e recensione a cura dell’AI NotebookLM

Content Creators

SpietataLente: Creatori di Contenuti

Approfondimenti su alcuni contenuti multimediali creati da content creators più o meno famosi.

Testi a cura della redazione di Klasspop.it – immagini create con l’A.I.