Apnea: parente dell’accidia

Apnea parente dell'accidia di Emanuele Conte

Apnea: parente dell’accidia
Nella sala giochi dei giorni che corrono, ce n’è uno particolarmente malvagio.
Non serve inserire una moneta per farlo funzionare, è il gioco del dubbio, del meglio aspettare domani, meglio provarci un’altra volta, non fidarsi di un’idea o dei propri occhi, attendere, restare in apnea, credendo di poter riemergere domani per respirare aria migliore.
Ma i giorni hanno bisogno di ossigeno e movimento per non soffocare la vita.

Riflessione tratta dalla trasmissione radiofonica “Wicked Games” di Emanuele Conte

Analisi e Commento della Riflessione

La frase di Emanuele Conte, “Apnea parente dell’accidia”, introduce in modo conciso e d’impatto il tema centrale della sua riflessione: la pericolosa vicinanza tra la condizione di stasi e attesa forzata (apnea) e il peccato capitale dell’inerzia spirituale e operativa (accidia).

L’autore utilizza una metafora potente e contemporanea, la “sala giochi dei giorni che corrono”, per descrivere la realtà frenetica e piena di insidie della vita moderna.

Il “gioco del dubbio” è identificato come il meccanismo specificamente “malvagio” e subdolo che non richiede un’azione esterna (una moneta), ma si alimenta dall’interno, attraverso l’auto-sabotaggio psicologico. Questo gioco si manifesta in una serie di comportamenti procrastinatori e di sfiducia:

  • “meglio aspettare domani, meglio provarci un’altra volta”: La procrastinazione cronica, l’illusione che il futuro offra condizioni migliori di quelle attuali.
  • “non fidarsi di un’idea o dei propri occhi”: L’insicurezza e la mancanza di fiducia nelle proprie intuizioni e nella percezione della realtà.
  • “attendere, restare in apnea”: L’atto di sospendere la vita attiva, bloccando l’azione e la respirazione vitale, in senso sia fisico che metaforico.

Il Fallimento dell’Apnea

L’apnea, intesa come l’attesa passiva e la sospensione dell’azione, è presentata come un’illusione pericolosa: “credendo di poter emergere domani per respirare aria migliore.” La speranza, in questo contesto, non è motore di azione, ma scusa per l’inerzia.

L’elemento cruciale della riflessione è la conclusione, che svela l’errore fatale di questo approccio: “Ma i giorni hanno bisogno di ossigeno e movimento per non soffocare la vita.”

  1. “Ossigeno” (Aria migliore): Non è qualcosa che si trova “domani,” ma qualcosa che si deve prendere attivamente nel presente. Rappresenta la chiarezza mentale, il coraggio e la vitalità.
  2. “Movimento”: L’antidoto diretto all’accidia e all’apnea. Significa azione, iniziativa e progresso.

L’implicazione è che la vita non è un serbatoio illimitato di tempo da cui si può attingere a piacimento dopo un periodo di stasi. Al contrario, ogni giorno, ogni momento, richiede un flusso continuo di “ossigeno” e “movimento” per mantenere viva l’esperienza. L’attesa inerte (l’apnea/accidia) non porta a un futuro migliore; al contrario, essa soffoca la vita nel presente, rendendo il domani solo una continuazione di questa soffocazione.

In sintesi, la riflessione è un forte invito a riconoscere e combattere la tendenza a procrastinare e a dubitare, sottolineando che vivere significa agire e respirare pienamente nel qui ed ora, poiché l’attesa passiva è una forma di auto-soffocamento esistenziale.

Apnea parente dell'accidia di Emanuele Conte con insegna programma radiofonico

Ascolta la panoramica in versione podcast di questa analisi di SpietataLente a cura dell’Ai di NotebookLM

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