La piccola fiammiferaia: una fiaba senza tempo che riscalda il cuore e fa riflettere

La piccola fiammiferaia

Tra le fiabe più toccanti e commoventi di Hans Christian Andersen, “La piccola fiammieraia” (titolo originale: “Den lille Pige med Svovlstikkerne”) si distingue come un capolavoro senza tempo, una storia che ci invita a guardare oltre l’indifferenza e a riscoprire la compassione.

Pubblicata per la prima volta nel dicembre 1845, in Dansk Folkekalender for 1846 (il Calendario popolare danese del 1846), questa fiaba continua a commuovere e a ispirare lettori di ogni età, mettendo in luce temi importanti come la povertà, la solitudine e la speranza.

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L’autore e il suo tempo

L’autore, Hans Christian Andersen, è uno degli scrittori danesi più celebri di sempre. Nato nel 1805 a Odense, in Danimarca, Andersen ha creato un’eredità letteraria che va ben oltre il genere delle fiabe. Le sue storie, infatti, si distinguono per una profondità psicologica e una sensibilità che le rendono uniche, esplorando spesso aspetti della vita come la sofferenza, la morte e la ricerca della felicità.

La pubblicazione de “La piccola fiammiferaia” nel 1848 si inserisce in un periodo di grandi cambiamenti sociali in Europa, dove le disuguaglianze e la povertà erano purtroppo molto diffuse, rendendo il messaggio della fiaba ancora più potente e attuale.

La trama: un viaggio tra realtà e sogno

La storia si svolge in una gelida notte di Capodanno. La protagonista, una bambina poverissima, viene mandata dal padre a vendere fiammiferi per le strade di una città indifferente e festaiola. La gente, immersa nei propri preparativi per la festa, la respinge, lasciandola sola, affamata e infreddolita. Per trovare un po’ di sollievo dal freddo pungente, la bambina si rannicchia in un angolo e decide di accendere un fiammifero.

Ogni fiammifero che accende diventa una finestra su un mondo di sogni e desideri. Il primo le mostra una stufa calda e accogliente, il secondo un tavolo imbandito di cibi deliziosi, e il terzo un magnifico albero di Natale illuminato. Ma ogni volta che il fiammifero si spegne, la realtà crudele e gelida ritorna prepotentemente.

Infine, la bambina accende un ultimo fiammifero e, invece di un’altra visione di calore o cibo, le appare la figura della sua amata nonna, l’unica persona che l’abbia mai amata veramente. Per non lasciarla andare, la bambina accende tutti i fiammiferi rimasti in un’unica, grande fiammata. La nonna, in un gesto d’amore e speranza, la prende con sé e insieme volano in cielo, in un luogo dove non esistono più freddo, fame o sofferenza.

Il mattino seguente, il suo piccolo corpo viene ritrovato congelato nella neve, ma sul suo volto c’è un sorriso, che testimonia il suo ultimo, bellissimo viaggio.

La morale: un appello alla compassione

Nonostante la sua apparente tristezza, la fiaba de “La piccola fiammiferaia” non è semplicemente una storia di miseria, ma un potente appello alla compassione. Andersen ci invita a riflettere sull’indifferenza della società, che spesso non vede o ignora chi è più vulnerabile. La storia, infatti, ci spinge a essere più sensibili e a tendere una mano a chi ne ha bisogno.

Il sorriso finale della bambina, trovato in un contesto di profonda tristezza, rappresenta la speranza di un mondo migliore, un mondo in cui la sofferenza può trovare sollievo, anche se solo nel sogno di un’altra vita. È un messaggio che ci ricorda che, anche nelle circostanze più difficili, la speranza e l’amore possono portare un raggio di luce.

“In Media Res” di Emanuele Conte per Klasspop – Immagini AI